giovedì 15 settembre 2011

Soldi e famiglia, l’itinerario della “spesa perfetta” nelle città italiane

Comprare la carne a Palermo, la birra a Bologna e il latte fresco a Perugia. Se ci si potesse spostare con il pensiero, si potrebbe fare la spesa in più città d'Italia e acquistare ogni singolo prodotto nel posto in cui conviene di più. Sarebbe un bel risparmio, peccato che il teletrasporto non sia stato inventato. Immaginare però che quest'invenzione esista non costa nulla. Yahoo! Finanza l'ha fatto e sulla base dei dati dell'Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico, ha ricostruito, città per città, l'itinerario virtuale da percorrere per fare la spesa perfetta, ovvero un carrello ideale che raccoglie tutti i beni alimentari di più largo consumo al prezzo minore in circolazione. L'elaborazione, naturalmente, fa riferimento ai costi minimi dei prodotti riscontrati nei vari capoluoghi di provincia presi in considerazione.

Se il tour alla ricerca dei prezzi più bassi comincia dal Nord, bisogna fermarsi a Venezia per l'acqua, e il riferimento non è a quella della Laguna. Pur essendo considerata in genere una città molto cara è qui che si può acquistare la più conveniente cassa da sei bottiglie da un litro e mezzo di acqua minerale: costa 63 centesimi. Oltre all'acqua, il capoluogo veneto è uno dei tre migliori posti dove comprare i biscotti: 79 centesimi al chilo. Le altre due città dove i frollini si trovano allo stesso prezzo sono a pochi chilometri di distanza: Padova e Bolzano. Rimanendo in zona,Trento merita una sosta per procurarsi un pezzo di parmigiano reggiano, visto che solo qui e a Milano il formaggio italiano più conosciuto al mondo costa 10,90 euro al chilo.

Per trovare la confezione di caffè tostato più economica del Paese bisogna scendere un po' più giù e andare a Verona, dove il prezzo minimo è di 2,58 euro al chilo. Se si continua verso ovest, si può passare da Bergamo per le uova, dal momento che la città lombarda è uno dei dieci capoluoghi di provincia in cui costano meno: per mezza dozzina si pagano solo 65 centesimi. Per aggiungere merce al carrello perfetto, non si può non passare da Milano, una metropoli che detiene diversi primati in termini di risparmio sui prodotti alimentari, anche se li condivide tutti con altre città. All'ombra del Duomo, per esempio, si vende lo yogurt meno caro della Penisola: 125 grammi costano 19 centesimi, un record condiviso con Bologna.

Anche Torino è un centro in cui si possono fare alcuni acquisti della spesa ideale. Sotto la Mole c'è infatti la possibilità di avere il vino da tavola (59 centesimi al litro) e la farina di frumento (29 centesimi al chilo) al costo più basso d'Italia. Ma anche nel caso del capoluogo piemontese i medesimi primati di risparmio si possono riscontrare anche in altre città italiane. Teletrasportandosi in Emilia, a Parma si va a prendere lozucchero: è il più economico d'Italia (58 centesimi al chilo). Dove comprare il panetto di burro meno costoso? A Bologna: costa 3,56 euro al chilo. Se si considera soltanto quella prodotta in Italia, nel capoluogo emiliano si trova anche la birra più economica del Paese: 80 centesimi al litro. Per comprare invece una birra di marca estera spendendo la minore cifra possibile (80 centesimi al litro) occorre scendere fino a Reggio Calabria.

Ritornando verso il Centro-Nord una tappa obbligata del risparmio è Firenze, la città che offre i prezzi più vantaggiosi per il pane (1 euro al chilo, così come a Bari), la carne fresca di maiale (3,8 euro al chilo), ipomodori pelati (64 centesimi al chilo) e il fior di latte di mucca (3,52 euro al chilo). Perugia, invece, è il posto migliore per acquistare il riso (89 centesimi al chilo), il latte fresco (65 centesimi al litro) e lemerendine confezionate (2,64 euro al chilo). Per spendere il meno possibile sull'olio extravergine d'oliva(2,89 euro al litro) si può scegliere tra ben quattordici città. Alcune di queste sono sull'Adriatico: Trieste, Ancona, Rimini e Bari. Solo quest'ultima, però, può vantare altri record in fatto di convenienza dei prezzi. Da buona città di mare, il capoluogo pugliese è il posto più vantaggioso per acquistare prodotti ittici come il tonno all'olio d'oliva (4,94 euro al chilo) e i filetti di platessa surgelati (5,9 euro al chilo). A sorpresa, però, Bari è anche la città dove si trova il cioccolato in tavolette meno dispendioso d'Italia: per 100 grammi si spendono solo 37 centesimi.

Per concludere la spesa più al risparmio d'Italia bisogna fermarsi in altri due grandi centri del Meridione: Napolie Palermo. Nei negozi della città partenopea va comprato il latte in polvere per neonati: lo si trova a 9,67 euro al chilo. Il capoluogo siciliano, invece, è il posto che offre i prezzi più convenienti per alcuni dei prodotti più classici delle tavole italiane: la pasta (quella di semola di grano duro costa 49 centesimi al chilo), la carne di vitello (8,49 al chilo) e il prosciutto crudo (10,27 euro al chilo).

Ora il carrello ideale è pieno: ci sono 27 prodotti. E' il momento di passare alla cassa. Lo scontrino della spesa perfetta? Se per ciascun alimento si calcolano approssimativamente le quantità medie acquistate dagli italiani in una singola spesa, l'importo complessivo è di 49,40 euro. Altrimenti, se si considerano le quantità menzionate sopra, il prezzo totale sarebbe comunque relativamente basso: 78,50 euro. In Italia, non si può trovare niente di meglio.

La spesa virtuale è terminata, ma il viaggio tra i prezzi degli alimentari in Italia non finisce qui. Dai dati dell'Osservatorio emergono anche elementi diversi, in grado di far comprendere meglio cosa significa fare la spesa nelle città italiane, soprattutto in questo periodo di crisi economica. Si può notare, ad esempio, che la località dove in media si paga di più per fare la spesa è Treviso. In questa città, acquistando a un prezzo medio ognuno dei 34 beni alimentari di maggiore consumo in Italia, il conto finale sarebbe di 238,65 euro. Il capoluogo di provincia dove invece è più ampia la forbice tra i costi più alti e quelli più bassi è Milano: prendendo come riferimento ancora una volta il paniere dei 34 alimenti più diffusi, la differenza tra la somma dei prezzi massimi (449,1 euro) e quella dei minimi (121,3 euro) è di ben 327,8 euro. In altri termini, chi entra in un supermercato meneghino può trovarsi di fronte a prezzi molto diversi per lo stesso tipo di prodotto. Rimanendo in tema di grandi città, salta all'occhio un dato: né RomaGenova compaiono nella lista dei capoluoghi dove è possibile trovare almeno un prodotto ai prezzi più bassi. Entrambe, invece, sono i luoghi più cari per comprare alcuni tipi di alimenti. Nella Capitale, per esempio, lo zucchero può arrivare anche a 1,89 al chilo e nella città ligure, una birra prodotta in Italia può costare anche 4,55 euro: cifre così alte non si riscontrano in nessun'altra località del Belpaese. Curioso, inoltre, è il caso di Venezia. Pur essendo, come si è visto, la città in cui un consumatore può pagare una cassa di bottiglie di acqua minerale al prezzo più basso è anche quella dove può comprarla al prezzo più caro di tutto il Paese, 6 euro.

Procedendo per aree geografiche più che per città, si possono osservare alcuni fenomeni piuttosto significativi. Un esempio? Il latte in polvere ha un costo medio particolarmente alto a Treviso (20,95 euro al chilo), mentre basta rimanere in Veneto e spostarsi a Verona o a Venezia per trovarlo a prezzi decisamente più abbordabili, rispettivamente 14,61 e 17,8 euro. Viceversa, se un chilo di prosciutto cotto non ha un costo medio troppo elevato a Bologna (20,98 euro) in due città molto vicine al capoluogo emiliano, Ferrara e Parma, il prezzo dell'insaccato è più alto di quasi un quinto: 24,01 e 24, 69 euro.

Se invece si analizzano i dati dell'Osservatorio in base ai singoli prodotti, si trovano alcuni riscontri sorprendenti. In media, i filetti di platessa surgelati più costosi si trovano a Caserta (19,61 euro al chilo) e a Napoli (18,98 euro), anche se quest'ultima è una delle maggiori città portuali italiane. La carne fresca di bovino adulto con il prezzo medio più elevato d'Italia (21,02 euro al chilo) si trova a Rimini, una città molto richiesta dal turismo di massa anche perché il costo medio dei prodotti non è alto come in altre destinazioni marittime privilegiate dai viaggiatori più facoltosi. In ultimo, il riso, che si fa pagare caro soprattutto ad Aosta (in media, 3,1 euro al chilo), nonostante il capoluogo non disti molto dal Piemonte, una delle poche regioni italiane in cui si produce questo cereale.

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